Premio SIE alla carriera 2017 per Katherine Esposito, docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell'Università Vanvitelli.
La Società Italiana di Endocrinologia (SIE) ha conferito il premio alla carriera a Katherine Esposito nel contesto del 39° Congresso Nazionale tenutosi a Roma dal 21 al 24 giugno 2017.
Il premio SIE alla carriera è stato conseguito sulla base dell’eccellenza scientifica testimoniata dal contributo sostanziale della ocente al progresso delle scienze endocrinologiche (endocrinologia, andrologia, metabolismo) in campo nazionale ed internazionale.

La “Settimana del Cervello” si propone di richiamare l’attenzione su un organo complesso ed affascinante che ancora cela molti segreti ed è responsabile di gravi malattie, nonostante le importanti scoperte di questi ultimi anni. Coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain in Europa, dalla Dana Alliance for the Brain Iniziatives e dalla Society for Neuroscience negli Stati Uniti, la Settimana Mondiale del Cervello è il frutto di un enorme coordinamento Internazionale a cui partecipano Società Scientifiche di interesse neurologico di tutto il mondo, fra cui anche la Società Italiana di Neurologia (SIN), la European Accademy of Neurology, l’Associazione Italiana di Neuropatologia Clinica e Neurobiologia, il Centro Interuniversitario di Ricerca in Neuroscienze (CIRN). Il tema selezionato per l’edizione 2017 è “Curare il cervello migliora la vita”.
 
 

Tecniche chirurgiche mini invasive, nuove tecnologie e protesi sempre più evolute. Questi alcuni dei temi del meeting internazionale di Cardiochirurgia, "Aortic Diseases in Naples", che si terrà i prossimi 22 e 23 giugno, dalle ore 8,30, nel Complesso Monumentale di Santa Chiara a Napoli. Al Meeting, presieduto da Gianantonio Nappi, docente dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. interverranno docenti e specialisti di tutto il mondo.

Negli ultimi anni, infatti, lo studio ed il trattamento delle patologie aortiche sono stati oggetto di grandi cambiamenti. L’applicazione di nuovi concetti di biologia molecolare, di genetica, di idrodinamica e l’evoluzione delle tecniche di imaging sia ecocardiografiche che radiologiche, insieme all’avvento di nuove tecnologie ed allo sviluppo di protesi sempre più evolute, consentono da una parte una valutazione più approfondita della patologia aortica e dall’altra nuove possibilità terapeutiche per il trattamento di pazienti affetti da patologie spesso di una tale gravità da compromettere la sopravvivenza del paziente stesso a breve termine.
Tradizionalmente queste patologie sono state trattate con un approccio chirurgico “open” le cui tecniche si sono sempre più raffinate nel corso degli anni ottenendo ottimi risultati ma, per la loro invasività, molto rischiose in pazienti fragili.
L’enorme sviluppo delle tecnologie verificatesi nei vari campi della medicina negli ultimi anni, ha permesso di trattare queste patologie con metodiche di cardiologia interventistica che, per la loro minore invasività, permettono di curare pazienti non operabili con tecnica tradizionale oppure pazienti ad alto rischio chirurgico.
Inoltre l’associazione di queste tecniche di cardiologia interventistica con tecniche chirurgiche mini invasive (procedure ibride) permettono di confezionare il trattamento non più a secondo della patologia da trattare ma a “misura” del paziente introducendo un concetto completamente nuovo in medicina.
"Esempio di procedura ibrida - spiega il professor Gianantonio Nappi, docente ordinario di Cardiochirurgia dell'Università Vanvitelli - è quello di trattare nello stesso paziente la stenosi valvolare aortica con tecnica di cardiologia interventistica (TAVI) e rivascolarizzare il letto coronarico con intervento chirurgico di bypass aorto -coronarico eseguito a cuore battente senza circolazione extracorporea. I primi casi di questi interventi sono stati effettuati nel nostro Centro. Naturalmente questo tipo di interventi richiedono un approccio multidisciplinare con la costituzione del così detto “Heart Team” in cui ciascun specialista, in stretta collaborazione con gli altri, apporta il bagaglio delle sue specifiche conoscenze nella programmazione ed esecuzione di queste complesse procedure". 

Questo meeting internazionale abbraccia pertanto nel suo programma scientifico gran parte degli “hot topics” dell’area in oggetto: dalle linee guida per il trattamento delle aortopatie croniche e delle sindromi aortiche acute al ruolo dell’imaging nella diagnosi e nella guida durante l’intervento terapeutico; dal management della malattia dilatativa dell’aorta toraco-addominale a quello dell’insufficienza aortica isolata o associata a dilatazione del root aortico; dagli aspetti funzionali delle varie forme di stenosi valvolare aortica al trattamento “open” o trans-catetere della stessa.

Presentazione

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Anche l’Università della Campania Luigi Vanvitelli collabora con l’AIALD, la prima associazione in Italia nata per combattere l’adrenoleucodistrofia, una rara forma di malattia metabolica invalidante e poco conosciuta, che colpisce la popolazione maschile. Sensibilizzare e prevenire la patologia è tra gli obiettivi fondamentali dell’associazione, che ha organizzato una conferenza stampa sulla malattia domani 21 febbraio 2017 alle ore 10.30 presso la Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, in piazza Municipio a Napoli. Saranno presenti, tra gli altri, Maurizio di Mauro, Direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Marina Melone, docente di neurologia all'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli - Centro Malattie Neurologiche Rare, Luigi de Magistris, Sindaco della Città di Napoli.

La malattia si manifesta in diverse forme, quella infantile, tra i quattro e gli otto anni, quella adulta, principalmente caratterizzata dal coinvolgimento degli arti inferiori, e - nel 20% dei casi - anche delle funzioni cerebrali, la Malattia di Addison, che porta insufficienza surrenalica in una fascia di età compresa tra i due anni e l'età adulta.

Ad oggi non esiste una cura che arresti la malattia, sebbene alcuni trattamenti possano rallentarne e attenuarne l'evoluzione, come una dieta povera di grassi. L'unico trattamento realmente risolutivo è il trapianto di midollo osseo da donatore, che però può essere effettuato solo in casi estremamente selezionati e nello stadio iniziale della malattia.


Un registro informatico per la gestione di migliaia di bambini e adulti in cura con l’ormone della crescita. Un progetto regionale, coordinato dall’Azienda Policlinico dell’Università Vanvitelli, che sarà presentato l’11 Maggio alle ore 10 nell'Aula degli Affreschi, presso il Complesso di Sant'Andrea delle Dame in Via De Crecchio.

Sono oltre duemila i pazienti in cura con l’ormone della crescita, soprattutto bambini, che fino ad oggi dovevano fare i conti con un percorso prescrittivo farraginoso e dispersivo. La piattaforma informatica, da subito attiva, permetterà l'implementazione del registro dei pazienti in terapia con l’Ormone della crescita da parte dei responsabili dei Centri Prescrittori presenti in tutte le Provincie della Regione Campania.
Il registro è stato, fino ad oggi, di tipo cartaceo, e non ha permesso tra l’altro alcuna valutazione di appropriatezza terapeutica, prescrittiva ed erogativa. Mediante il registro informatico sarà inoltre possibile una valutazione epidemiologica delle diverse condizioni patologiche che prevedono l’impiego dell’ormone.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Settore Farmaceutico Regionale, la SORESA e Saniarp.
Il registro informatico sarà uno strumento fondamentale anche per il controllo dell’uso scorretto e illegale di questo ormone che, ad esempio, viene impiegato per doping in atleti.

Il sistema risponde agli obiettivi perseguiti dalla Regione circa la trasparenza, l'informatizzazione della Sanità, la semplificazione del percorso per il cittadino ed il controllo dei flussi.

All'evento parteciperanno tutti i Direttori Generali delle Aziende sedi di Centri Prescrittori. Il programma prevede gli interventi del Rettore, Giuseppe Paolisso, del Direttore Generale dell'Azienda, Maurizio di Mauro, e della Responsabile del Progetto e Direttore della U.O.C. di Pediatria, Laura Perrone.

 

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E' il secondo tumore più diffuso, caratterizzato da un’elevata mortalità, la diagnosi è tardiva, le possibilità di cura limitate e la ricerca è impegnata nella genetica e nella innovazione dei protocolli terapeutici. E' il tumore pancreatico che, in Campania, rappresenta circa il 10% della popolazione italiana, ed è una delle maggiori cause di migrazione sanitaria.

Su questi temi si terrài il 12 maggio 2017 a Napoli, presso l’Hotel Royal e con il patrocinio della Regione Campania, il Workshop di aggiornamento: " I Tumori pancreatici: Stato dell'Arte e Prospettive in Regione Campania", durante il quale sarà presentata una Piattaforma Regionale per lo Studio e la cura delle neoplasie pancreatiche, grazie alla collaborazione tra l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e la relativa Azienda Ospedaliera Universitaria, la Società Italiana di Patologia dell’Apparato Digerente – SIPAD e la Società Italiana di Chirurgia Oncologica – SICO.

L’analisi epidemiologica dei dati mediante l’impiego di una piattaforma elettronica, la condivisione delle competenze dei Centri afferenti, il tentativo di rendere omogenei i protocolli di diagnosi e cura,  la facilità di accesso ai PDTA ed infine un’attività scientifica di ricerca e pubblicazione dei dati saranno alcuni degli obiettivi prefissi.

"Ci auguriamo una sensibilizzazione sociale, delle forze politiche ed amministrative sanitarie - spiega Giovanni Conzo, docente della Scuola di Medicina dell'Università Vanvitelli - per favorire la collaborazione delle strutture assistenziali campane.Sarà così possibile valorizzare le risorse professionali ponendo al centro di un lavoro di equipè multidisciplinare il paziente e fornire la migliore risoluzione in tempi brevi nel tentativo di arginare il fenomeno migratorio".

Il carcinoma sarà dunque l’oggetto del Convegno e Relatori di documentata esperienza, in considerazione delle metodiche terapeutiche standard ed alternative, ne approfondiranno gli aspetti innovativi. Infine, un Corso satellite di Formazione per Infermieri, accreditato presso il Ministero della Salute sarà tenuto da Esperti del settore.

programma

 

Coinvolge il 9,4 % della popolazione mondiale, ne soffrono di più gli europei rispetto ad americani e asiatici, insorge prima tra le adolescenti rispetto ai coetanei maschi. E’ l’acne, la malattia infiammatoria della pelle, “che colpisce soprattutto il viso con il più alto impatto negativo psicologico e sociale per chi ne è affetto” – spiega Eleonora Ruocco, docente di Dermatologia presso l’Unità Operativa Complessa della Clinica Dermatologica dell’Università Vanvitelli.

Predisposizione genetica, batteri o irregolarità ormonali sono le cause alla base della malattia, ma spesso ad incidere sul fenomeno c’è anche l’esposizione prolungata al sole o alcuni prodotti alimentari come formaggi, latticini e derivati del latte, che possono intensificare il fenomeno. “I raggi UV hanno un effetto variabile sui pazienti – spiega Eleonora Ruocco - , dopo l’esposizione alcuni migliorano, altri peggiorano, in altri ancora si osserva un effetto rimbalzo dopo un temporaneo miglioramento estivo. Anche sul fronte dell’alimentazione il rapporto tra acne e alimenti è oggetto di controversia: tra gli alimenti incriminati ci sarebbero i prodotti caseari ed i loro derivati”.  

E’ tra gli adolescenti che si riscontra il tasso più alto di incidenza della patologia, che insorge nelle donne intorno ai 12-13 anni e negli uomini tra i 14 e i 15 anni,  scompare intorno ai 20-25 anni. “Tuttavia, in una piccola percentuale di pazienti   pari al 7% le lesioni possono persistere anche oltre i 30 anni.” – continua la docente.

Varie sono le forme di acne, ciascuna delle quali va trattata con terapie strettamente individuali, da quelle farmacologiche a quelle alternative. “La terapia fotodinamica, ad esempio, e la fototerapia con l’utilizzo della luce blu (405-415 nm) riescono a migliorare l’acne medio-grave nel 70% dei pazienti”. Evitare la comparsa dell’acne è difficile, ma qualche precauzione c’è. “Si raccomanda di evitare l’uso di gel per capelli in caso di acne fronto-temporale, dentifrici aggressivi, abbigliamento eccessivamente coprente la regione del collo, ad esempio sciarpe di lana”.
E’ stato dimostrato infatti che il contatto di collo e mento, dove la pelle è più fragile, aiuta il proliferare dei brufoli. “L’aumento di temperatura di mezzo grado Celsius alla regione del collo e alla metà inferiore del viso potenzia di 10 volte l’attività dei batteri responsabili dell’acne”.

Per consulenze specialistiche: Ambulatorio acne, capelli e unghie (E. Ruocco)  giovedì ore 9-12 previa prenotazione CUP : 800 177 780 (codice 520111) con prescrizione del medico di base con ricetta rossa (visita dermatologica).

Si chiama genetica di nuova generazione e, nella pratica, è il sistema che consente a molte decine di bambini ogni anno di poter essere indirizzati ai trials clinici nella maniera più indicata ed efficace. Nel gergo scientifico si chiama percorso diagnostico personalizzato, cure ad hoc per i bambini cui vengono diagnosticate malattie genetiche dei muscoli come le distrofie muscolari di Duchenne o altre miopatie, per le quali è fondamentale intervenire quanto prima ed in modo mirato. Tutto questo avviene all’Università Vanvitelli dove i genetisti, medici e docenti che si occupano di genetica, si sono attrezzati con apparecchiature all’avanguardia, di ultima generazione, che consente loro di essere un vero e proprio punto di riferimento nel campo delle distrofie e miopatie, tanto da riuscire ogni anno ad effettuare circa 300 diagnosi di malattie di questo tipo sui bambini.
Le nuove possibilità diagnostiche e la genetica di nuova generazione saranno presentate durante un incontro che si terrà sabato 1 aprile, al Grand Hotel Oriente, dalle ore 9.30, per concludersi nel pomeriggio con una disanima di alcuni casi clinici e una tavola rotonda che metterà a confronto medici clinici e medici genetisti.
“Il nostro obiettivo – spiega Vincenzo Nigro, professore ordinario di genetica medica all’Università Vanvitelli e coordinatore del gruppo di ricerca dedicato allo studio di malattie genetiche dei muscoli – è quello di creare una rete in Italia Meridionale per centralizzare proprio qui da noi in Ateneo questo tipo di attività. Oggi, grazie a strumentazioni all’avanguardia e ad un’alta specializzazione del nostro personale medico, possiamo dare a tanti bambini risposte certe in tempi brevi, consentendo loro di entrare in protocolli terapeutici personalizzati nel più breve tempo possibile. Il tempo e la specificità delle cure sono due elementi fondamentali per questi piccoli pazienti, che possono consentire loro di avere una vita migliore”.

Percorsi tattili “intelligenti”, bastone elettronico e messaggi vocali per consentire ai non vedenti di potersi muovere da soli in reparto. Tecnologie e sistemi all’avanguardia che fanno del nuovo reparto dedicato ai pazienti Malattie Oculari Rare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Vanvitelli un’eccellenza unica in Italia. Un Centro capace innanzitutto di accogliere il paziente con il sospetto di patologia oculare rara e fornirgli un inquadramento diagnostico nel più breve tempo possibile, dotato di adeguata tecnologia e un know-how specialistico.

Il Reparto è stato inaugurato il 22 marzo, alle ore 10, nella Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli, Presidio Ospedaliero di Cappella Cangiani, in via S. Pansini, 5.

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Sono intervenuti, oltre al personale impegnato in prima linea nel progetto, il Rettore, Giuseppe Paolisso, il Direttore generale dell’azienda Policlinico, Maurizio di Mauro e il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca e Andrea Ballabio, Direttore Scientifico dell'Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM). Durante l’incontro è stato fatto il punto sulle attività di ricerca scientifica e di offerta assistenziale di eccellenza che l’Ateneo offre ai cittadini campani e di tutta Italia nella diagnosi, riabilitazione nonché cure sperimentali per le Malattie Oculari Rare.

Il policlinico Vanvitelli rappresenta da anni, del resto, un importante punto di riferimento di rilievo nazionale per i pazienti affetti da Malattie oculari rare, grazie all’esperienza pluridecennale del team multidisciplinare coordinato da Francesca Simonelli, Professore Ordinario e Direttore della Clinica Oculistica. Tanto che dall’attivazione del Registro Regionale per le Malattie Rare (2011) la Simonelli e il suo team hanno già diagnosticato circa 2600 pazienti provenienti dalla Campania e per circa il 45% dalle altre Regioni d’Italia.

“Purtroppo, molti pazienti diagnosticati sono affetti da patologie causa di ipovisione grave o cecità – spiega la Simonelli - per le quali al momento non esistono cure approvate. Per questo, gli ambienti del nuovo reparto sono stati progettati per consentire al paziente con disabilità visiva di muoversi in completa autonomia grazie al percorso tattile “intelligente”, che, tramite il bastone elettronico e messaggi vocali, indirizza il paziente negli spostamenti. Inoltre, è stato organizzato un team multidisciplinare, con il coinvolgimento di diverse figure professionali: oftalmologi, ortottisti, infermieri, counsellor, operatori di orientamento e mobilità, al fine di garantire un processo riabilitativo olistico, personalizzato a seconda delle esigenze del singolo paziente.”

Da anni, il team Malattie oculari rare collabora con la Fondazione Telethon per la ricerca di possibili cure per le Malattie Genetiche Oculari. Questa collaborazione ha permesso la conduzione presso l’Università Vanvitelli del primo studio al mondo di terapia genica per il trattamento di una forma di Cecità Infantile, l’Amaurosi Congenita di Leber. In questo modo, sono stati trattati con successo sei pazienti italiani e si auspica che nei prossimi anni questo trattamento sarà approvato in Europa.

Con l’obiettivo di estendere ad altre patologie il successo di questa esperienza nasce, grazie alla sinergia tra la Fondazione Telethon, l’Università Vanvitelli e l’Azienda ospedaliera Vanvitelli, l’Unità di Terapia Oculari Avanzate, unica in Italia e tra le poche in Europa, dedicata alla sperimentazione di strategie terapeutiche innovative per il trattamento delle Patologie Oculari Rare.

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La ricerca pubblicata su Cortex conferma la tesi secondo la quale mente e cervello sono un’unità indivisibile, l'uno corrispettivo dell'altro.

Il cervello dei malati immaginari non funziona come gli altri cervelli. Paradossalmente, gli ipocondriaci, o meglio il cervello degli ipocondriaci, non ha una corretta percezione del suo corpo, né una sufficiente consapevolezza corporea. Insomma, il male immaginario, in realtà, è generato proprio dalla sua testa e risponde semplicemente a un meccanismo fisiologico. La paura generata dalla mente, dunque, corrisponde a un meccanismo del cervello: la prima è semplicemente il corrispettivo dell’altro.

Questo il contenuto dello studio pubblicato dalla prestigiosa rivista CORTEX che riporta gli importanti risultati di una ricerca condotta da una equipe campana, diretta da Dario Grossi, docente di Neuropsicologia e Neuroscienze Cognitive, direttore del dipartimento di Psicologia dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. 

Lo studio ha dimostrato l’ipotesi circa l’esistenza negli ipocondriaci di un’alterazione della connettività funzionale (cioè del continuo scambio di informazioni) tra strutture cerebrali impegnate nella rappresentazione del corpo. In particolare l’alterazione riguarda il “colloquio” tra due aree del cervello. Una contribuisce al riconoscimento visivo delle parti corporee e a distinguere se queste sono le proprie oppure no (Self Recognition); l’altra è la principale struttura cerebrale che integra le informazioni motorie e sensoriali somatiche. Nei soggetti normali queste due aree sono funzionalmente connesse in maniera molto consistente e lavorano in maniera “sincronica” proprio per consentire l’integrazione della Coscienza Corporea, con una piena coscienza di Sé e del proprio corpo. Negli ipocondriaci i Ricercatori riscontrano una “asincronia” di funzionamento della normale integrazione della Coscienza Corporea. 

“Sembra un paradosso – spiega Grossi - gli ipocondriaci sono eccessivamente concentrati sul loro corpo, hanno un’amplificata enterocezione, ma hanno una ridotta funzionalità nelle reti neurali che consentono la consapevolezza corporea. Forse proprio queste discordanti elaborazioni cerebrali consentono la costruzione di malattie immaginarie”

Lo studio di queste connessioni funzionali è stato possibile utilizzando una speciale applicazione della Risonanza Magnetica, eseguita mentre il soggetto è in condizione di riposo (in inglese resting state functional imaging). Questa tecnica fornisce moltissime informazioni che devono essere attentamente vagliate alla luce dell’ipotesi di lavoro. Ben 22 pazienti ipocondriaci hanno accettato di partecipare alla ricerca, sottoponendosi ad una normale Risonanza Magnetica, insieme a 14 soggetti sani.

Dario Grossi e Luigi Trojano, neuroscienziato docente di Psicologia Fisiologica dello stesso Dipartimento, hanno elaborato un modello teorico delle basi neurofunzionali della regolazione delle emozioni e della Enterocezione e si sono proposti di applicarlo ai pazienti ipocondriaci. Da qui è nato il progetto di indagare il cervello degli ipocondriaci ed è iniziata la collaborazione con: Mariachiara Longarzo, dottore di Ricerca in Scienza della Mente, Fabrizio de Luca, psicoterapeuta specializzato nel trattamento dei pazienti con disturbi psicosomatici, Mario Quarantelli, neuroradiologo, ed Elena Salvatore, neurologa, dell’Università Federico II, insieme a Carlo Cavaliere, neuroradiologo, e Marco Aiello, fisico esperto in analisi delle bioimmagini, della Fondazione SDN.