Natalità e benessere riproduttivo, appuntamento a Napoli il 17 e il 18 settembre in piazza del Plebiscito per discutere insieme ad esperti delle difficoltà e domande di uno dei momenti più delicati della vita di coppia.

Lo scopo di questa iniziativa è quello di parlare di natalità con le sue speranze, i suoi desideri, le sue problematiche, per  essere vicini alle coppie ed  aiutare le future mamme e i futuri papà a realizzare il loro desiderio con la fiducia di un parto ed una nascita sicura.

"Creare un villaggio in città ci è sembrata la soluzione migliore è più concreta per dialogare direttamente con le coppie, offrendo loro sia visite specialistiche gratuite che uno spazio per dialogare delle difficoltà riproduttive - afferma Nicola Colacurci, ordinario di Ginecologia alla Vanvitelli e Presidente della SIGO .- Lo scopo è quello di fare in modo che la gravidanza diventi nuovamente un momento centrale nella vita della donna, in un momento in cui c'è ancora il massimo della realtà riproduttiva".

Nel corso delle giornate si potranno ricevere consulti da parte di esperti in ostetricia, ginecologia, endocrinologia, andrologia, oltre a consulti di tipo alimentare e psicologico, per chiarire i tanti dubbi che spesso si accompagnano all'essere genitori.  

Ma non solo. Sarà anche possibile effettuare visite e check-up gratuiti sia per le coppie che lo desiderano sia per bambini fino a 12 mesi.

L'evento, patrocinato, tra gli altri, dall'Università Vanvitelli e  dall'Aou Vanvitelli e dalla Federico II, è stato è organizzato dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) in collaborazione con la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e la Società Italiana di Neonatologia (SIN)

Tra gli ospiti dell'evento ci sarà anche Francesca Valla, meglio conosciuta come Tata Francesca di SOS Tata.

SIGO scende in piazza attività cliniche Locandina

Identificata una proteina responsabile dello sviluppo delle leucemie. Una proteina che potrebbe diventare quindi un bersaglio di terapie farmacologiche, rendendo questo tipo di tumore sempre più curabile.

In uno studio italiano condotto dai ricercatori del laboratorio di epigenetica presso il Dipartimento di Medicina di Precisione dell’Università Vanvitelli, coordinati dalla professoressa Lucia Altucci, in collaborazione con BIOGEM e un team di ricercatori olandesi, è stata identificata una nuova proteina coinvolta nell’insorgenza e nella progressione della Leucemia mieloide acuta (AML). La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista “Molecular cancer”.

La proteina si chiama CBX2 ed appartiene ad una classe di proteine epigenetiche cosiddette regolatori epitrascrizionali. CBX2 funziona come un interruttore molecolare che, quando presente, è capace di “intrappolare” specifiche regioni del DNA (fenomeno conosciuto come condensazione del DNA) che diventano inaccessibili ai comuni fattori trascrizionali, non permettendo la trascrizione di geni in esse contenuti.

Nello studio, i ricercatori hanno osservato che le cellule leucemiche mostrano livelli di CBX2 più alti rispetto alle cellule normali ed hanno associato l’elevata espressione di CBX2 con le caratteristiche distintive del cancro, valutando come questa iper-espressione fosse strettamente implicata nella sopravvivenza delle cellule leucemiche stesse.
In seguito, i ricercatori attraverso l’utilizzo di tecnologie genetiche all’avanguardia, hanno chiarito il meccanismo attraverso cui CBX2 favorisce lo sviluppo della leucemia.

“L’aumentata espressione di CBX2 nelle cellule tumorali- afferma Nunzio Del Gaudio, ricercatore dell’Università Vanvitelli e principale autore dello studio - intrappola diversi geni all’interno di regioni molto condensate della cromatina (DNA e proteine) impedendone la trascrizione. Sorprendentemente abbiamo osservato che molti di questi geni codificano per proteine aventi una forte attività antitumorale”.

I ricercatori hanno infine dimostrato come la riduzione dei livelli proteici di CBX2 nelle cellule tumorali fosse capace di inibire la proliferazione tumorale ed eccezionalmente innescare i meccanismi di morte cellulare programmata evasi dal tumore.

“Il nostro studio – afferma Lucia Altucci, docente dell’ateneo Vanvitelli - identifica CBX2, come un nuovo potenziale bersaglio terapeutico per lo sviluppo di nuove terapie tumorali, inoltre, in laboratorio sono già in corso disegni sperimentali volti a sviluppare nuove molecole capaci di inibire l’attività di CBX2”.
Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Molecular cancer” annoverata tra le più importanti riviste mondiali in campo oncologico (fattore di impatto 41,44!!). Pertanto, i risultati dello studio pongono le basi per lo sviluppo di nuove terapie molecolari di precisone allo scopo di rendere il cancro sempre più curabile.

 

miraglia del giudiceIl Prof. Michele Miraglia del Giudice è il nuovo presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP). È stato eletto durante il XXIV Congresso Nazionale a NAPOLI.  

Professore di pediatria presso l’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e membro del Senato Accademico, ha contribuito attivamente negli ultimi anni alla crescita della SIAIP. La SIAIP è società affiliata alla Società Italiana di Pediatria, ha circa 1500 iscritti e ha lo scopo di diffondere la cultura allergologica e immunologica attraverso attività di formazione permanente e aggiornamento dei Medici e degli Operatori Sanitari che operano nell’ambito della salute dell’infanzia. 

www.siaip.it 

Francesco Trepiccione, Professore Associato di Nefrologia presso la Università della Campania Luigi Vanvitelli, nel corso della cerimonia di apertura del congresso di Parigi, è stato insignito dello Stanley- Shaldon Award for Young Investigator da parte della Società Europea di Nefrologia (ERA).

Il premio è riservato al miglior giovane nefrologo europeo nel campo della Nefrologia Traslazionale. Un riconoscimento importante per Francesco Trepiccione che nella sua breve, ma intensa carriera scientifica, ha già pubblicato lavori sulle più importanti riviste nefrologiche aventi come tema i meccanismi molecolari coinvolti nella patogenesi di varie tubulopatie.

Vincitore di una long term fellowship della ERA, Francesco Trepiccione ha completato la sua preparazione clinico-scientifica con lunghi stages in USA, Danimarca e Francia. Ottimo nefrologo clinico, ha al suo attivo due grant Telethon. Con lui continua e si rinverdisce la lunga tradizione fisiopatologica della scuola nefrologica vanvitelliana.

 

Si chiama “Regolo del Piatto Mediterraneo” ed è uno strumento ideato per la diffusione e l’implementazione del Piatto Mediterraneo presso la popolazione. Il “Piatto Mediterraneo” è stato teorizzato da Kathrine Esposito, docente della Scuola di Medicina dell'Ateneo Vanvitelli, sulla scorta delle evidenze della letteratura scientifica che hanno validato la dieta Mediterranea come un modello alimentare salutare. La sua rappresentazione prevede una forma familiare e immediata di un’alimentazione sana, che insiste sulla stagionalità dei prodotti, la loro freschezza, la biodiversità, e soprattutto sul largo consumo di vegetali.

"Con il "Regolo del piatto Mediterraneo” auspico di consentire un’ampia diffusione del concetto di tradizione alimentare Mediterranea a tutti gli strati della popolazione - spiega la professoressa Esposito - offrendo agli utenti l’opportunità di elaborare in modo semplice un piatto “individualizzato”, basato sul proprio gusto, sulla stagionalità dei prodotti e sulle necessità del momento. Uno degli elementi di originalità dell’invenzione è infatti la possibilità di utilizzo “trasversale” del regolo".

Esso non è diretto a specifiche categorie di individui o di persone affette da specifiche patologie, ma alla cittadinanza tutta, indipendentemente da professioni, mestieri o classe sociale di appartenenza e il suo uso non è circoscritto a specifiche fasi della vita, ma è valido dall’infanzia alla terza età e in entrambi i sessi ed inoltre è adattabile nelle dimensioni sia per il singolo che per le collettività, rendendosi fruibile a molteplici livelli, sia in ambiente domestico che in contesti sociali differenti.

Il regolo del piatto Mediterraneo non definisce il numero di calorie o di portate per giorno per ciascuna categoria alimentare rappresentata: semplicemente vuole suggerire in modo semplice e diretto le proporzioni relative a ciascuna categoria di cibi che devono essere inclusi in un pasto salutare. Non esiste al momento uno strumento in grado di suggerire la composizione di un piatto salutare: il regolo del piatto Mediterraneo rappresenta il prototipo di uno strumento ideato per accompagnare qualsiasi individuo nell’atto quotidiano del mangiare, aiutando a scegliere i cibi associati ad effetti benefici per la salute.

Nello specifico, il regolo del piatto Mediterraneo fornisce uno strumento innovativo e di semplice utilizzo per:

1. Essere informati sulle categorie di cibi salutari

2. Avere un’idea delle proporzioni con le quali i diversi gruppi di alimenti devono essere assunti

3. Individualizzare le scelte alimentari nell’ambito di un regime economicamente sostenibile e a basso impatto ambientale.

I possibili ambiti di riferimento ai quali destinare il regolo del piatto Mediterraneo sono:

1) l’industria alimentare e del fitness, per diffondere insieme ai prodotti uno strumento in grado di indirizzare la popolazione alla composizione di pasti salutari;

2) i servizi di ristorazione, le mense e le attività commerciali orientate alla vendita di prodotti alimentari, per avere un orientamento sulla composizione di piatti salutari da offrire alla cittadinanza intera;

3) gli istituti scolastici, per favorire l’educazione e l’implementazione su regimi alimentari salutari attraverso la cultura del piatto Mediterraneo;

4) gli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per favorire la prevenzione delle malattie croniche attraverso il modello alimentare Mediterraneo;

5) in generale, la popolazione tutta, per la composizione di pasti che rispecchino la tradizione Mediterranea, per migliorare la qualità dell’alimentazione e preservare lo stato di salute.

Il regolo del piatto Mediterraneo ha ricevuto registrazione dalla SIAE nel giugno scorso (n. 2021 02735 del 25.06.2021.)

 

La I Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia della Vanvitelli come riferimento per la formazione dei neurologi di tutta Europa. Il riconoscimento di “Host Department” (unico in tutta Italia) arriva dall’European Accademy of Neurology (EAN) che ha individuato e confermato il possesso di elevati standard di competenza clinica e di ricerca scientifica tale da poter svolgere questo ruolo centrale nella formazione degli specialisti europei.

L’EAN è un'organizzazione scientifica che rappresenta più di 45mila membri, nonché 47 società nazionali europee. In quanto società medico-scientifica, essa promuove l'eccellenza nella pratica della neurologia in tutta Europa, portando a una migliore assistenza ai pazienti e mirando a all'avanguardia nella ricerca neurologica e a mantenere l'Europa nella sua posizione di centro scientifico mondiali nell’ambito neurologico.

“Neurologi in formazione provenienti da tutta Europa avranno la possibilità di apprendere la metodologia clinica e di ricerca scientifica riconosciuti come eccellenze dall’EAN– chiarisce Gioacchino Tedeschi, direttore della I Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia – e dopo un’attenta valutazione delle domande da parte di una commissione internazionale, i vincitori avranno a disposizione una borsa di studio EAN per svolgere il loro stage di formazione per un periodo di tempo fino a 12 settimane”

“L’European Accademy of Neurology –spiega Alessandro Tessitore, professore ordinario della Clinica Neurologica – supporta i neurologi europei nella loro formazione per approfondire le esperienze e competenze professionali. Come Direttore della Scuola di Specializzazione in Neurologia credo che il confronto tra gli specialisti in formazione italiani ed i neurologi provenienti da diverse realtà europee possa rappresentare un arricchimento, per chi ospita e per coloro che saranno ospitati, non solo per quanto concerne i temi della neurologia ma culturale nel senso più autentico del termine”.

Un nuovo studio della SISSA e dell’Università Vanvitelli approfondisce le dinamiche che inducono le proteine prioniche ad assumere la forma patologica responsabile di gravi malattie neurodegenerative. Le malattie da prioni, come l’encefalopatia bovina spongiforme (“morbo della mucca pazza”), sono patologie infettive neurodegenerative letali che colpiscono esseri umani e altri mammiferi e per cui oggi non esiste una cura. Queste malattie sono causate dall’accumulo di prioni, versioni mal ripiegate di una proteina naturalmente presente nel nostro cervello.

Una nuova ricerca guidata da Giuseppe Legname della SISSA e da Roberto Fattorusso dell’Università Vanvitelli, pubblicata recentemente su Chemical Science, approfondisce il meccanismo molecolare che induce le proteine prioniche ad assumere la forma patologica. Una scoperta che apre la strada a possibili opzioni terapeutiche.

I prioni sono forme alterate, cioè mal ripiegate, della proteina cellulare prionica (PrPC) che è presente principalmente nel nostro cervello. Si tratta di agenti infettivi in grado di indurre la versione originale della proteina prionica ad assumere la forma patologica. L’accumulo di prioni nelle regioni cerebrali è la causa delle malattie prioniche, patologie neurodegenerative rapidamente progressive che colpiscono sia l’uomo che altri animali. In particolare, la replicazione dei prioni nel cervello crea delle minuscole bolle che portano alla formazione di forellini microscopici che rendono il tessuto cerebrale simile a una spugna, da qui il nome encefalopatie spongiformi. Le malattie prioniche sono caratterizzate da un graduale declino delle capacità cognitive e delle funzioni motorie, fino alla morte. Nonostante i numerosi studi sperimentali e teorici, il meccanismo molecolare che regola il cambiamento della struttura del prione dalla forma fisiologica a quella patologica era finora poco conosciuto.

“Per approfondire le dinamiche che regolano questo meccanismo, abbiamo effettuato sofisticati esperimenti di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR) multidimensionali, condotti da Luigi Russo presso il nostro Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche  - spiega Roberto Fattorusso, coordinatore dello studio pubblicato su Chemical Science, rivista di punta della Royal Society of Chemistry - Grazie ad approcci sperimentali multidisciplinari che spaziano dalla biologia strutturale alla biologia cellulare  è stato possibile mettere in luce nuovi importanti dettagli sulle basi molecolari delle malattie prioniche”.

Al lavoro ha partecipato anche Giulia Salzano, ex dottoranda SISSA e attualmente post-doc presso lo Human Technopole di Milano.
Si è dunque arrivati a evidenziare una struttura della proteina prionica umana che è un intermedio tra la forma cellulare fisiologica e quella patologica. “Grazie a questa scoperta – spiega Giuseppe Legname, anche lui coordinatore dello studio e Direttore del Laboratory of Prion Biology della SISSA – ora sarà possibile disegnare nuove molecole organiche, e quindi dei farmaci, in grado di bloccare la transizione della proteina prionica dalla forma fisiologica a quella patologica, impedendo così la replicazione dei prioni. Un passo avanti molto importante per combattere questa famiglia di malattie neurodegenerative per cui al momento non esiste ancora una cura”.

Individuare la cefalea a grappolo attraverso la voce dei pazienti. È questa l'intuizione alla base dello studio dall’Università Vanvitelli condotto da un team di esperti composto da neurologi e otorini.

La ricerca, condotta da Antonio Russo, Alessandro Tessitore e Marcello Silvestro, ricercatori del Centro Cefalee della Clinica Neurologica dell’Università Vanvitelli di Napoli diretta da Gioacchino Tedeschi e nato dalla collaborazione tra i neurologi della Vanvitelli e gli otorini ed i glottologi della Federico II di Napoli, è stata pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista "Headache”, organo ufficiale della American Headache Society.

È noto che pazienti affetti dalla cefalea a grappolo presentino oltre ad un dolore lancinante che colpisce un solo lato della testa, concentrandosi spesso nella zona attorno all'occhio (tra i dolori più forti che si possano sopportare) molti sintomi definiti “vegetativi” tra i quali la lacrimazione, l’arrossamento degli occhi, e la sensazione di naso chiuso o che cola. È la forma più severa di mal di testa e, fortunatamente, tra le più rare. Infatti, la cefalea a grappolo colpisce una persona su 1000. Si può manifestare a qualsiasi età, ma tende a comparire dopo i 20 anni e a colpire soprattutto gli individui di sesso maschile.
Nel corso di circa due secoli trascorsi dall’identificazione di tale tipo di cefalea, mai nessuno aveva posto l’attenzione ad un sintomo che sembrerebbe essere molto caratteristico della cefalea a grappolo: la voce rauca.

Associando alla valutazione clinica della cefalea un’analisi spettrale computerizzata per la valutazione di frequenze, timbro ed intensità della voce sono stati delineati i tratti caratteristici e significativi della voce in questa patologia.
"Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto - afferma il prof. Russo responsabile del Centro Cefalee dell’Università Vanvitelli di Napoli, poiché la cefalea a grappolo è una patologia estremamente dolorosa ed invalidante, che comporta una grave sofferenza dei pazienti: tuttavia essa è spesso sotto-diagnostica e l’identificazione di un parametro strumentale che analizzi la voce dei pazienti potrebbe aiutare anche i meno esperti a raggiungere la diagnosi e la terapia opportuna.

Il passo successivo è quello di perfezionare l’utilizzo della tecnica dell’analisi spettrale della voce per differenziare la cefalea a grappolo dalle cefalee più rare e difficili da diagnosticare cosa che – commenta il dott. Silvestro – avrebbe un sicuro impatto sul miglioramento della vita dei pazienti.

Lo studio sulla qualità della voce nei pazienti con cefalea a grappolo si inserisce in un filone di ricerca il cui valore è riconosciuto a livello internazionale con l’attribuzione, negli ultimi due anni, ai ricercatori del Centro Cefalee dell’Università Vanvitelli di Napoli del “Greppi Award” e del “Wolff Award” i due premi più prestigiosi nell’ambito della ricerca sulle cefalee.

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